Zapping

– Il mio malsano interessamento al GF7 (che detto così sembra un summit socio-politico-economico, invece è il solito occhio catodico puntato sulla (a)varia(ta) gioventù con velleità di presenzialismo televisivo) è scemato nell’istante in cui ho compreso questo: non avrò il piacere di rivedere in Milo e Guendalina gli ispirati Giannini e Melato travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto. Meglio noleggiare il film e riguardarlo con contorno di romantica emozione e nostalgica amarezza.

Purtroppo però non avevo provveduto da Blockbuster, e così la programmazione serale mi ha (ri)proposto, un po’ come la cipolla nel kebab, Sanremo e Lucarelli.

Ho deciso per quest’ultimo, che ricostruiva la porzione più recente della storia delle Brigate Rosse. L’omicidio D’Antona, l’assassinio Biagi. Mentre le date scorrevano, un poco distratta dalla fisicità di Lucarelli che pareva imitare Fabio de Luigi che lo imitava, mi sono interrogata su cosa stessi facendo, come stessi vivendo, in quegli anni. 1988, 2002, questa non è già storia, questa è ancora la nostra vita.

Perché in certi casi è come se sentissi le notizie degli omicidi per la prima volta?

 Oggi sento in radio una canzone: è del 1984, la cantavano Pia Zadora e Germaine Jackson. Me la ricordo perfettamente, anche se allora avevo 13 anni: mia madre mi comprò il 45 giri alla Standa. Sulla copertina Pia Zadora aveva un occhio truccato di blu.

Cantavano "And when the rain begins to fall, I’ll be the sunshine in your life – You know that we can have it all and everything will be allright". (Magari…)

Perché mi ricordo queste stupidaggini e non ricollocavo nel mio passato gli avvenimenti importanti?

Mi vergogno di me. Però potrei sentirmi meglio facendo di nuovo zapping: sicuramente al Grande Fratello ci sarà qualcuno che risponderà che la capitale del Kuwait è Chirac.

No… no… Apro e-mule. Ricerco: "Lucarelli. Misteri italiani". Devo recuperare.

02.03.2007